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I giardini di parole di Sakaguchi Ando

In questa rubrica, che prende in prestito il suo titolo da un' antologia curata da Giovanni Pellinghelli (ed. Ortochiuso & C., Milano, 1997), vogliamo condividere con voi le nostre letture e, grazie alle capacità evocative della parola, invitarvi a passeggiare nei nostri giardini di parole.

"Si trovava proprio nel mezzo della foresta. L'orizzonte ai quattro lati era nascosto dai fiori e il fondo era impenetrabile. L'angoscia e la paura di un tempo si erano dileguate. Il vento freddo che spirava dalla barriera ora taceva.  Solo i petali seguitavano a cadere in silenzio, poi con un impalpabile fruscio. Per la prima volta il brigante era seduto ai piedi degli alberi. Avrebbe potuto rimanere lì per sempre. Per lui non esisteva un luogo ove poter tornare. Nessuno è riuscito a sciogliere il mistero degli alberi fioriti. Forse, chissà, si chiama “solitudine” e I'uomo ormai non aveva più motivo di temerla. Lui stesso era solitudine. Girò lo sguardo all'intorno. In alto, i fiori di ciliegio e al di sotto un vuoto infinito, muto, che invadeva ogni cosa. In un mormorio impercettibile, i fiori cadevano. Ed era tutto. Non esisteva niente altro, nessun mistero. Dopo qualche tempo si accorse di un tenue tepore. Era la tristezza che albergava nel suo petto; e il leggero calore piano piano si espandeva, si gonfiava avvolto dal gelo cristallino del vuoto e dei fiori. Tentò di scostare dal volto della donna i petali di ciliegio. Quando la sua mano arrivò a sfiorarlo, si accorse che qualcosa di inspiegabile era successo.  Sotto le dita c'erano soltanto i fiori, la figura di lei era scomparsa, trasformata in petali di ciliegio. E anche la mano che tentava di spazzare via i fiori, anche il corpo dell'uomo erano scomparsi.  Soli, si stendevano all’ infinito il vuoto gelido e i petali dei fiori."

Sakaguchi Ando, Sotto la foresta di ciliegi in fiore

 

 

 

 

Ultima modifica il 26/10/2012